tag:blogger.com,1999:blog-71875661714132434902024-03-12T16:41:04.463-07:00L'altra CalabriaAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.comBlogger48125tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-81961953172137263652018-08-10T16:19:00.001-07:002018-08-10T16:28:47.638-07:00Nicola Gratteri vince il Premio Caccuri 2018<p dir="ltr">Caccuri (Crotone). <b>Nicola Gratteri</b>, Procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, è il vincitore del <i>Premio Letterario Caccuri 2018</i>. In concorso con «Fiumi d'oro» (edito da Mondadori), l'alto magistrato e scrittore ha avuto la meglio sui giornalisti <b>Tiziana Ferrario</b> («Orgoglio e pregiudizi, Ed. Chiarelettere) e <b>Ferruccio De Bortoli</b> («Poteri forti [o quasi]», Ed. La Nave di Teseo). <br>
Impegnato in prima linea contro la ‘ndrangheta, da moltissimi anni, Gratteri ha al suo attivo una vasta pubblicistica sul fenomeno. Tra i suoi più famosi volumi (scritti a quattro mani col giornalista Antonio Nicaso), ricordiamo «Fratelli di sangue» (Pellegrini, 2007), «La malapianta» (Mondatori, 2010), «Male lingue» (Pellegrini, 2014), «Oro bianco» (Mondatori, 2015) e «Fiumi d'oro» (Mondatori).<br><br>
📰<b><i> L'altra Calabria</i></b><br>
<b><i>Di</i></b>rettore: <b>Vincenzo Pitaro</b><br>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDMaSZQvJ-kS82-1TQLMO0lcQGLfaevtWn03mj_9Idnv26vAnoJz85o-0MCfBMxM54L5bgZBd336OcoImadSP4U5Blf_jbZsjFhXp1RaVletZZW3XBbec3Q9uvpx7cNvueaiHhUhRCywIs/s1600/Gratteri.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDMaSZQvJ-kS82-1TQLMO0lcQGLfaevtWn03mj_9Idnv26vAnoJz85o-0MCfBMxM54L5bgZBd336OcoImadSP4U5Blf_jbZsjFhXp1RaVletZZW3XBbec3Q9uvpx7cNvueaiHhUhRCywIs/s640/Gratteri.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-14666768114685038262018-06-16T08:57:00.001-07:002018-06-16T09:09:40.161-07:00Rosangela Manca, l'avvocatessa di Diamante, designer di gioielli che piacciono ai vip<p dir="ltr"><b>Rosangela Manca</b>,<i> l’avvocato penalista calabrese dalle </i>doti innate,<i> anche per il design. Da un po' di tempo, infatti, alterna la professione forense alla progettazione e creazione di gioielli. Le sue preziose ideazioni artistiche (piuttosto uniche ed esclusive) sono amate e indossate da </i>vip<i> del Cinema e del piccolo schermo: da </i><b><i>Maria</i></b><b> </b><b><i>Grazia</i></b><b> </b><b><i>Cucinotta</i></b><i> a </i><b><i>Michelle</i></b><i> </i><b><i>Hunziker</i></b><i>, da </i><b><i>Barbara</i></b><i> </i><b><i>D’Urso</i></b><i> a </i><b><i>Federica</i></b><i> </i><b><i>Panicucci</i></b><i>, ecc. Sono sempre di più, intanto - anche all’estero - le </i>stars<i> che cominciano a conoscere queste opere femminili di Rosangela e che si dicono affascinate di fronte a una foto di un paio di orecchini o di una collana di perle, griffati col suo brand </i><b>Pizzi</b><i> </i><b>&</b><i> </i><b>Perle</b><i>.</i><br>
○ ○ ○<br>
Di lei si occupa oggi il quotidiano <i>La Stampa</i> - nelle pagine di Alessandria - con un ampio servizio di Alessandra Dellacà, che qui di seguito riportiamo:<br>
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Rosangela Manca, 40 anni, è a Castelnuovo Scrivia - oggi e domani - in occasione del mercato di prodotti tipici calabresi esposti dall’associazione «Lo scrigno dei sogni» capitanata da Franco Mastroti: gli artigiani di Santa Domenica Talao, paese gemello di Castelnuovo Scrivia, esporranno i loro prodotti di oggettistica e hobbistica nel cortile di palazzo Centurione, in occasione dei festeggiamenti per il 55° anniversario del gemellaggio con la cittadina francese di Port Sainte Marie. Rosangela, che ha già esposto a Parigi e a Stoccarda e che ha partecipato al <i>Milano Fashion Week</i> ed è stata recensita dalla rivista <i>Vogue accessories</i>, ha portato con sé un «collier-fusciacca» che è un’opera d’arte: «Con questa creazione ho vinto nel 2016 il primo premio nella categoria “accessori di lusso” a New York, nell’ambito di un concorso mondiale». I pezzi che la calabrese Rosangela Manca realizza sono unici ed interamente cuciti a mano. «Faccio un lavoro che mi presenta ogni giorno casi impegnativi, la testa è spesso sovraccarica – spiega la professionista, originaria di Diamante, in provincia di Cosenza -: per distrarmi ho preso in mano dei merletti e ho iniziato ad infilarvi perline. Poi ho scoperto in Rete il “soutache”, che significa “treccia” e che affonda le sue radici in un’antica tecnica russa, dove intrecci di cordoncini decoravano divise militari. La piattina, detta anche “coda di topo schiacciata” è il cordoncino piatto che può essere cucito attorno a pietre o <i>swarovsky</i>. Di solito uso piattine in seta, più lucida e preziosa, ma ci sono anche in cotone o in jeans».<br>
<b>Alessandra Dellacà</b><br>
<i>La Stampa</i></p>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-32276681584205953552018-06-12T23:23:00.001-07:002018-06-12T23:25:48.993-07:00Capo Vaticano, il Premio Letterario Berto proclama il vincitore 2018<p dir="ltr"><b>Vibo Valentia</b>. Appuntamento letterario, sabato 16 giugno, a Capo Vaticano di Ricadi. Nella dimora in cui <b><i>Giuseppe Berto</i></b>, sin dalla fine degli anni Cinquanta, decise di passare gran tempo della sua vita, verrà proclamato il vincitore della XXVI edizione del Premio dedicato al suo nome e alla sua opera. L’ambito riconoscimento (che,  come si sa, viene assegnato ad anni alterni tra <b><i>Mogliano</i></b> <i><b>Veneto</b></i> - dove Berto nacque - e <i><b>Capo</b></i> <i><b>Vaticano</b></i>, dove il grande scrittore passò gran parte della sua maturità), intende mettere in risalto figure autoriali che hanno già dimostrato capacità e grande maturità espressiva sin dalla loro opera prima. Il premio è stato assegnato, negli anni, ad autori di rilievo come <i><b>Paola Capriolo</b></i>, <i><b>Paolo</b></i> <i><b>Maurensig</b></i>, <i><b>Francesco</b></i> <i><b>Piccolo</b></i>, <i><b>Luca</b></i> <i><b>Doninelli</b></i> ecc. Alla premiazione saranno presenti la figlia Antonia, il sindaco di Ricadi, <i><b>Giulia</b></i> <i><b>Russo</b></i>,  e l'assessore alla Cultura di Mogliano Veneto, <i><b>Ferdinando</b></i> <i><b>Minello</b></i>. Per l’occasione <i><b>Andrea</b></i> <i><b>Paolo</b></i> <i><b>Massara</b></i>, responsabile della associazione teatrale «Avvistamenti», nonché regista della serata, ha organizzato un <i>reading</i> delle opere di Giuseppe Berto con gli attori <i><b>Alessandro Cosentini</b></i> e <i><b>Jo</b></i> <i><b>Lattari</b></i> che interpreteranno brani tratti da «Il Male Oscuro» e «Anonimo Veneziano», in un percorso che intende dare risalto alle figure figure femminili delle sue opere, raccontando le schermaglie amorose vissute dai protagonisti, a metà tra finzione e autobiografia. Le letture saranno accompagnate dalle creazioni originali del musicista <i><b>Massimo</b></i> <i><b>Garritano</b></i>. Dopodiché, la giuria (presieduta da <i><b>Antonio</b></i> <i><b>D'Orrico</b></i>, critico letterario del <i>Corriere</i> <i>della</i> <i>Sera</i>, presenterà i libri della cinquina dei finalisti e annuncerà il vincitore del premio per il miglior esordio letterario del 2018.<br>
L'evento è patrocinato - oltre che dalla Regione Calabria - dalle Amministrazioni comunali di Ricadi e Mogliano Veneto, in collaborazione con l'associazione <i>Giuseppe</i> <i>Berto</i> e l'associazione <i>Avvistamenti</i>. Durante la serata è  previsto un angolo <i>bookshop</i> a cura della Libreria <i>Il</i> <i>Pensiero</i> <i>Meridiano</i> di Tropea, in cui sarà possibile acquistare i libri finalisti e le opere di Giuseppe Berto. Con l’occasione <i><b>Antonia</b></i> <i><b>Berto</b></i> annuncerà la quarta edizione di «<i>Estate a casa Berto</i>», rassegna culturale ormai giunta alla sua quarta edizione, che anche quest’anno avrà luogo nei giardini di <i>Casa</i> <i>Berto</i>, dal 28 luglio al 3 agosto. In programma pure una rassegna cinematografica denominata «Sotto le stelle», che sarà curata dal regista <i><b>Fabio</b></i> <i><b>Mollo</b></i>. Quest'anno, peraltro,  verranno celebrati i quarant’anni dalla scomparsa dell’autore de «Il male oscuro» con un convegno a lui dedicato. Tra gli ospiti della rassegna: <i><b>Paolo Mieli</b></i>, <i><b>Isabella Ragonese</b></i>, <i><b>Andrea De Sica</b></i>, <i><b>Emanuele</b></i> <i><b>Trevi</b></i>, <i><b>Jonas</b></i> <i><b>Carpignano</b></i>.<br>
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(<i>Marco</i> <i>Mottolese</i>)<br>
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<b>L'altra</b> <b>Calabria</b><br>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-78973685913355293982015-07-03T22:22:00.001-07:002015-07-03T22:22:23.752-07:00L'altra Calabria<p dir=ltr><b><i>L'altra</i></b> <b><i>Calabria</i></b> ☆ Dal Cartaceo al Digitale ☆ Digital Edition in 7 formati: dall'ePub al Pdf ☆ Il numero di Luglio 2015 su <b>www.laltracalabria.it</b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9RF-S9S5bOEtro7hk58Gw-ownGqGQG6IV89Wdv7CRgoMRUkFAOpmu6CDz0cMf2v4GtdZ4D3p1vKdAGWOr1B0XTAKgsGGCxi1u3uUamGvmTdhReGT-10L2T7IJLYp68cSUatXBY3GEllSM/s1600/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520Luglio%2525202015.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9RF-S9S5bOEtro7hk58Gw-ownGqGQG6IV89Wdv7CRgoMRUkFAOpmu6CDz0cMf2v4GtdZ4D3p1vKdAGWOr1B0XTAKgsGGCxi1u3uUamGvmTdhReGT-10L2T7IJLYp68cSUatXBY3GEllSM/s640/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520Luglio%2525202015.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-85770798354088796822015-06-01T06:05:00.001-07:002015-06-01T06:05:00.872-07:00L'altra Calabria<p dir=ltr><b>www.laltracalabria.it</b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlxTSmnUHDMGP6iLY2B9aI7e34puY5aCr34mVjjeGQ2oA9UwaCmCyDQJdwY3TgX2VQVt2rGvYudqtUYTUbgog6ad35-nvXX9840zl2uZFs_bPc7VdAMAxVBR6PdlFllQrmYTTVE9itfREg/s1600/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520Giugno%2525202015.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlxTSmnUHDMGP6iLY2B9aI7e34puY5aCr34mVjjeGQ2oA9UwaCmCyDQJdwY3TgX2VQVt2rGvYudqtUYTUbgog6ad35-nvXX9840zl2uZFs_bPc7VdAMAxVBR6PdlFllQrmYTTVE9itfREg/s640/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520Giugno%2525202015.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-31941721007925914732015-06-01T05:59:00.001-07:002015-06-01T06:01:03.843-07:00L'altra Calabria<p dir=ltr><i>Leggi</i> <i>il</i> <i>numero</i> <i>di</i> <i>Giugno</i> <i>2015</i><br>
<i>su</i> <b>www.laltracalabria.it</b><br>
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L’ALTRA CALABRIA<br>
Giornale di varia Informazione e Cultura<br>
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(Digital Edition - Nei formati: ePub, Mobi, Amazon Kindle, Azw, Pdf)<br>
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ANNO XXV - n° 2 - Giugno 2015</p>
<p dir=ltr><b>In</b> <b>questo</b> <b>numero</b>:<br>
Mario Oliverio «fermo al palo»,<br>
in attesa che la riforma dello statuto diventi esecutiva.<br>
Regione Calabria, nascerà la «giunta dei non eletti»?<br>
Un calabrese illustre nella Top Ten del Diritto internazionale: <br>
l’Avv. Nino Marazzita, il «re dei penalisti»<br>
Noi e la lista del prof. Domenico Gattuso<br>
Storia e Cultura: Pasquale Cavallaro<br>
e la «Repubblica rossa» di Caulonia.<br>
La parlamentare del Movimento 5 Stelle,<br>
Dalila Nesci: «La Calabria? Torni subito al voto!»<br>
L’ira di Santo e Donatella Versace sui vertici Sky.<br>
All’ex parlamentare e alla stilista non è piaciuta una fiction Usa<br>
sulla maison di famiglia.</p>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-52665545244540045742015-06-01T05:51:00.001-07:002015-06-01T05:51:41.513-07:00eBook<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwKH9mAnaLPsqyf4Sc2E8L6UVx8KW0UjZnCGZu1Hw9nPJ47CUbfkE1KXzimHj3CmKyc4Fs6v3WIZH4ddBuXfYSWazaIjO2DWZhk1kAXo-wClGYB6Bd3-v1lK0Kyf6TdlXXxAsT4Dv_RNNX/s1600/L%252527altra%252520Calabria%252520eBook%252520-%252520www.laltracalabria.it.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwKH9mAnaLPsqyf4Sc2E8L6UVx8KW0UjZnCGZu1Hw9nPJ47CUbfkE1KXzimHj3CmKyc4Fs6v3WIZH4ddBuXfYSWazaIjO2DWZhk1kAXo-wClGYB6Bd3-v1lK0Kyf6TdlXXxAsT4Dv_RNNX/s640/L%252527altra%252520Calabria%252520eBook%252520-%252520www.laltracalabria.it.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-76763377369899745932014-08-28T00:00:00.001-07:002014-08-28T00:00:38.896-07:00Il prof. Settis a Sgarbi: «I Bronzi di Riace non sono soprammobili»<p dir=ltr>«I <b>Bronzi</b> <b>di</b> <b>Riace</b> non devono diventare commessi viaggiatori della cultura. La cultura non è un’impresa di traslochi, e anche quando un’opera sia trasportabile non è detto che debba essere “movimentata”. Deportare i Guerrieri come fossero soprammobili non è un progetto ma un trucco mediatico». È quanto sostiene l’autorevole storico dell’arte e saggista <b>Salvatore</b> <b>Settis</b> (professore emerito di Archeologia classica alla «Normale» di Pisa e Accademico dei Lincei) dopo l’assurda insistenza del critico Vittorio Sgarbi sul trasferimento dei Bronzi di Riace a Milano per l’Expo 2015. «Per di più, è vano nascondere che, se mai i Bronzi di Riace venissero trasportati all’Expo, fatalmente continuerebbero a girare tutto il mondo, in occasione di Olimpiadi, G8 ed altri eventi per cui in passato furono chiesti e negati». <br>
«I Bronzi», afferma ancora il prof. Settis (nella foto), «sono opera delicatissima e il giudizio sulla loro intrasportabilità è stato dato e ribadito dall’Istituto centrale per il Restauro e dalla Soprintendenza: un capovolgimento di questo parere tecnico mi pare davvero molto difficile, visto che nulla di nuovo è intervenuto». <br>
Il prof. Settis poi aggiunge: «I Bronzi sono il “pezzo forte” del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (che nei progetti del ministro <b>Dario</b> <b>Franceschini</b> è tra i musei di importanza nazionale), un Museo assai sfortunato perché da anni chiuso o semichiuso, ma ricchissimo di materiali straordinari. I Bronzi di Riace, che dalla riapertura del museo stanno attirando un numero crescente di turisti, dovrebbero (anziché viaggiare qua e là) innescare un processo virtuoso di ripensamento delle strategie espositive e attrattive di quel Museo: aprirlo nella sua interezza, renderlo più interessante per tutti, contribuire alla vita culturale della Calabria. Dio sa quanto una città come Reggio ne avrebbe bisogno».</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjox_2FV_vOogWEuMW89Dh7E_riwcjaCoUbw8w0FG5oY-F_EWgZISOWgMqXlU5qouCuDa3wDo-38UBvSLK6UqoqdVIB9zl2zAIgL0bCdT-B7fd1qH4hpCoPUR1a6bb8Ytd4-xsbe22bdR-p/s1600/Il%252520prof.%252520Salvatore%252520Settis.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjox_2FV_vOogWEuMW89Dh7E_riwcjaCoUbw8w0FG5oY-F_EWgZISOWgMqXlU5qouCuDa3wDo-38UBvSLK6UqoqdVIB9zl2zAIgL0bCdT-B7fd1qH4hpCoPUR1a6bb8Ytd4-xsbe22bdR-p/s640/Il%252520prof.%252520Salvatore%252520Settis.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-71717079425445628022014-08-25T23:59:00.001-07:002014-08-25T23:59:40.890-07:00Camigliatello, la Cultura è di casa nel cuore della Sila<p dir=ltr>Per il quinto anno consecutivo (da oggi, fino al 31 agosto), <b>Camigliatello</b> <b>Silano</b> ospita «<b>La</b> <b>Settimana</b> <b>della</b> <b>Cultura</b> <b>Calabrese</b>», organizzata dall’<i>Universitas</i> <i>Vivariensis</i> di Cosenza, col patrocinio del Comune di Spezzano della Sila. Il tema conduttore dell’edizione 2014 sarà il dialetto. Un tributo alla memoria del grande poeta dialettale Michele De Marco, meglio noto sotto il nome di «Ciardullo». Al vernacolo calabrese verranno dedicati, oltre alla presentazione di libri e alla proiezione di filmati, anche incontri con poeti, scrittori, giornalisti, musicisti e cantautori.<br>
«La Settimana della Cultura Calabrese», dunque, si conferma come luogo del ricordo di personaggi e avvenimenti, particolarmente degni di attenzione, sia da parte del giornalismo che del mondo letterario. Nella giornata inaugurale si parlerà di Fausto Gullo, il «ministro dei contadini», di Girolamo De Rada, il vate della letteratura albanese (nel bicentenario della nascita), del poeta Franco Costabile, del senatore Mario Giuseppe Militemi e del 550° anniversario di San Francesco di Paola e della «miracolosa sua traversata» nello Stretto di Messina.<br>
Tredici le mostre in programma. Una è dedicata al settimanale umoristico «Ohè!», diretto da Ciardullo (le cui pubblicazioni, purtroppo, durarono soltanto un anno: dal 1924 al ‘25). Un’altra riguarda l’attività politica dell’avvocato e politico Fausto Gullo. Ma va segnalata anche la mostra «Segni del sacro in Calabria: tra pini e vette, la statua del Redentore del Montalto sull’Aspromonte e il monumento al Cristo a Montescuro». <br>
Numerose, anche le iniziative collaterali, come il Torneo nazionale «do’ Strummulu», giunto ormai alla sua quarta edizione. <br>
Domenica 31 agosto, poi, la giornata conclusiva con l’assegnazione del «Premio Cassiodoro 2014». Col tema di quest’anno («Insieme... e di più») fra l’altro si è voluto sottolineare il valore dello stare insieme. <br>
«Camigliatello Silano», insomma - come sottolinea in una nota-stampa l’avv. Tiziano Gigli, sindaco di Spezzano della Sila - «diventa, per una settimana all’anno, Capitale della Cultura Calabrese. Una scommessa vinta, grazie all’impegno e alla passione di quanti si spendono (gratuitamente) per questa iniziativa; una “7 giorni” silana che va maggiormente sostenuta e valorizzata».</p>
<p dir=ltr><b>www.laltracalabria.it</b> </p>
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<p dir=ltr>Da piazza San Rocco, ancora, per superare l’arroccamento. E affrontare il rischio della parola in uno spazio pubblico. Per ricominciare, insieme, a porsi delle domande. «C’è una società che ha presentato alla Regione Calabria un progetto per realizzare un porto turistico a Scilla. Cinque anni fa. È da cinque anni che la commissione regionale deve pronunciarsi. È mai possibile?», ha esordito così il commissario prefettizio di Scilla, Aldo Aldi - intervistato dal giornalista Filippo Teramo - a «#Calabriaoltre i commissariamenti», l’appuntamento che ha concluso l’edizione 2014 di «Scilla in passerella», rassegna culturale organizzata dalla Filodrammatica Scillese con la direzione artistica di «Ossi di Seppia» e «Sabbiarossa Edizioni». La differenziata da settembre, Chianalea isola pedonale entro ottobre, con parcheggi assegnati nelle vicinanze ai residenti e telecamere per segnalare i contravventori;  la questione dei fuochi della festa patronale risolta, autorizzando il trionfino ma non gli spari verso l’alto... <br>
L’incantesimo di «Scilla in Passerella», insomma, si è ripetuto ancora, dimostrando come sia possibile creare spazi di libertà semplicemente dialogando. E mettendosi in gioco. Non è stata una passerella di moda, quella declinata negli otto appuntamenti, dal 5 al 14 agosto, che hanno visto ventisette ospiti (tra scrittori, magistrati, giornalisti e protagonisti della politica) dibattere ed esporsi su alcuni dei temi più scottanti dell’attualità, ma - vista la partecipazione e i numerosi consensi ottenuti - la Rassegna intende diventarlo. Ripartendo dalla navigazione sulla passerella del pescespada: il tentativo di superare la sindrome dell’arroccamento, della chiusura in se stessi, per riprendere il mare, ricominciando a navigare, come gli antichi pescatori ma andando oltre le rotte e le chiacchiere consuete. Di qui, dunque, #Calabriaoltre. Non solo un hashtag, ma un faro mentale che ha ricordato - in ogni momento della navigazione - il punto di partenza, usando la passerella dell’imbarcazione come ponte. Un ponte che ha deciso di sostare in tutte le contraddizioni e le potenzialità della Calabria. A partire da «#Calabriaoltre la passerella» (l’anteprima del 5 agosto, al ristorante Bleu de Toi) in cui l’equipaggio, accompagnato dalle note della soprano Eleonora Pisano, si è presentato su una pedana sul mare che è anche una piattaforma per fare rete in una regione che vive di reciproche diffidenze. Diffidenze ricordate dal giudice Nicola Gratteri in piazza San Rocco, il 7 agosto, durante «#Calabriaoltre i tribunali», quando - incalzato dalla giornalista e scrittrice Paola Bottero - ha ricordato l’importanza di una «educazione alla cultura della cooperazione»  perché «anche nei paesi a più alta densità mafiosa, la mafia resta minoranza. Ma organizzata e ordinata, mentre noi viaggiamo in ordine sparso». Com’è possibile quindi che passi l’equazione Calabria-‘ndrangheta? «La colpa è anche di noi magistrati» ha precisato un inedito Nicola Gratteri. «Molte volte, forse per fretta, ci facciamo usare dalla stampa italiana. Dobbiamo stare attenti: occorre dire le cose ma non pensare che tutta la Calabria sia ’ndrangheta, altrimenti facciamo il loro gioco». La necessità di fare autocritica è stata anche al centro di «#Calabriaoltre il pregiudizio», in cui, venerdì 8 agosto con il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, il leader dei «Mattanza», Mimmo Martino, e i giornalisti Manuela Iatì, Consolato Minniti e Alessandro Russo - moderati da Josephine Condemi e Filippo Teramo - ci si è domandati come e perché lo stereotipo possa diventare una maschera calata a forza su di un popolo. «L’antico pregiudizio anticalabrese, dopo il 2005 con l’omicidio Fortugno (grazie ad una narrazione mediatica compiacente) si è trasformato in una sorta di mostro», ha sottolineato Russo, autore del saggio-inchiesta «Marchiati», «ma si può dire la verità e raccontare questa terra senza marchiare tutti come si fa con il bestiame o con una stirpe maledetta». Superare il marchio di terra da evitare, passando anche dalla riscoperta del massiccio aspromontano, sabato 9 agosto a «#Calabriaoltre l’Aspromonte», con Giuseppe Bombino, presidente Ente Parco, Cosimo Sframeli (carabiniere e scrittore), le testimonianze dei sequestrati, Rocco Lupini e Fausta Rigoli - moderati da Marisa Larosa e Filippo Teramo - e la zampogna «’a moderna» di Filippo Spanò (una magica alternanza tra suoni acuti a gravi), ha declinato la doppia narrazione di un territorio che vuole rinascere. E proprio di rinascita - che non può prescindere dal sostare nelle commistioni tra sacro e profano - si è discusso a «#Calabriaoltre gli inchini», domenica 10 agosto, con Giovanni Ladiana, padre superiore dei Gesuiti di Reggio Calabria, il quale ha ricordato che «il Vangelo non è una clava ma un’interrogazione alla coscienza». All’appuntamento - moderati da Josephine Condemi -  ha preso parte parte il pm antimafia Stefano Musolino e i giornalisti Alessio Magro, Alessandro Russo e Paola Bottero. E di interrogazioni alla coscienza con relativa autocritica di governanti e governati si è trattato a «#Calabriaoltre il declino della politica», con Giuseppe Raffa (presidente della provincia di Reggio Calabria), Nino Foti (vice coordinatore regionale FI) e i consiglieri regionali Demetrio Naccari e Mimmo Talarico, moderati da Alessandro Russo. L’equipaggio di «Scilla in Passerella» ha quindi sostato nel silenzio, nelle crepe dei non detti e dei tabù a «#Calabriaoltre la narrazione»,  mercoledì 13 agosto, in cui il pm antimafia Antonio De Bernardo, il regista Fabio Mollo e gli scrittori Paola Bottero e Mimmo Gangemi - moderati sempre da Alessandro Russo - si sono interrogati sui cortocircuiti tra realtà e rappresentazione mediatica.  «Per narrare la Calabria non si può prescindere dal raccontarne i silenzi, superandoli cercando di ascoltare», ha sottolineato Paola Bottero, autrice del romanzo «Cartavetrata». «Quando l’apparenza diventa sostanza», ha continuato la giornalista, «è facile usare la Stampa per raccontare una realtà sublimata. Ognuno di noi può passare il segno, diventare colui che lancia il personaggio e non la notizia. Noi giornalisti rischiamo di fare quanto già sperimentato dai politici: creare uno scollamento tra ciò che si vive e ciò che si racconta».  <br>
Fare rete, ricaricando di significato parole e momenti in quanto calabresi, riattivare circuiti virtuosi rimettendosi in gioco, è stato il filo conduttore di «Scilla in Passerella», patrocinata dal Comune di Scilla e dalla Provincia di Reggio, a cui si sono affiancati l’hotel «Le Sirene», il «Lido Francesco» e il ristorante «Bleu de Toi», che hanno messo a disposizione le location, mentre hanno aiutato nella logistica, i partner, che si sono imbarcati credendo nell’orizzonte #oltre: «Scilla Eventi», «Progetto 5», «Radio Touring 104» e «Gal Basso Tirreno». Una Rete destinata ad allargarsi. Nella piena convinzione che andare «oltre» si può. E si deve.</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPYEQY5a9xw4e3dStEYlFek7kbPXzRjrGHRUuCiefYG9dWB54hv4XSJLb9ohzLjULq6k4g-C74yPVskHUgbifxW7K0riPui8C0bngXITdmGL_YOdGQW0mLcTlwL1CyqR_3o5AzCiH1cXue/s1600/Scilla%252520in%252520passerella%252520-%252520www.laltracalabria.it.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPYEQY5a9xw4e3dStEYlFek7kbPXzRjrGHRUuCiefYG9dWB54hv4XSJLb9ohzLjULq6k4g-C74yPVskHUgbifxW7K0riPui8C0bngXITdmGL_YOdGQW0mLcTlwL1CyqR_3o5AzCiH1cXue/s640/Scilla%252520in%252520passerella%252520-%252520www.laltracalabria.it.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-82384501352626457762014-08-16T08:10:00.001-07:002014-08-16T08:10:45.471-07:00Scilla in passerella<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2nhrnuAE6bxJ-ykYjj84T_0F01snbYdtSo490Pc-4ycip6IjFKLG9TeCeNmGxrHRhocJ-k3k5P8Zd_Ld4oUBQQ_g3EvapcpGO35DuCa1GsXhkmxM1HbpQMVWDGFWSMBUK7lrOm4Z7-12C/s1600/Scilla%252520in%252520passerella.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2nhrnuAE6bxJ-ykYjj84T_0F01snbYdtSo490Pc-4ycip6IjFKLG9TeCeNmGxrHRhocJ-k3k5P8Zd_Ld4oUBQQ_g3EvapcpGO35DuCa1GsXhkmxM1HbpQMVWDGFWSMBUK7lrOm4Z7-12C/s640/Scilla%252520in%252520passerella.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-62062531979096148042014-08-14T01:50:00.001-07:002014-08-14T01:50:18.755-07:00Alla scienziata calabrese Sandra Savaglio il Premio Casato Prime Donne 2014<p dir=ltr>Alla scienziata calabrese Sandra #Savaglio (uno dei «cervelli italiani in fuga» che in autunno ritorna in #Calabria per insegnare all'Università di Arcavacata) il Premio Casato Prime Donne 2014. Cerimonia di premiazione: il 14 settembre, a Montalcino. La giuria (presieduta da Francesca Cinelli Colombini e composta da Rosy Bindi, Anselma Dell’Olio, Anna Pesenti, Stefania Rossini, Anna Scafuri e Daniela Viglione) ha deciso di assegnare il premio all'astrofisica Sandra nativa di Marano Marchesato (CS), proponendola come esempio delle donne che scelgono di scommettere sul futuro dell’Italia e tornano per costruirlo. <br>
Quarantasette anni, sportiva, giramondo, innamorata del cosmo, Sandra Savaglio ha un aspetto assolutamente diverso da Margherita Hack (scomparsa lo scorso anno) ma condivide con lei la grinta e la capacità di comunicare. Nel 2004, il «Time» dedicò a Sandra Savaglio la copertina e un titolo emblematico «How Europe lost its science stars». <br>
Servizio di Marzia Morganti Tempestini su http://laltracalabria1.wordpress.com - http://laltracalabria.tumblr.com</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLbUPMFn95_cd5m8bLhyphenhyphennAPfLNcIQILec7hX3DnBTBBjKoCIMmLrXa2C4xvUTBWnjfAQqev_WAndXnZdmiqNOssycEi1OfH4GKat5Ngk1Ok1umZcYIauWRwibGy14Llc3vFqKJntzVLeR/s1600/FOTO%252520-%252520La%252520scienziata%252520calabrese%252520Sandra%252520Savaglio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLbUPMFn95_cd5m8bLhyphenhyphennAPfLNcIQILec7hX3DnBTBBjKoCIMmLrXa2C4xvUTBWnjfAQqev_WAndXnZdmiqNOssycEi1OfH4GKat5Ngk1Ok1umZcYIauWRwibGy14Llc3vFqKJntzVLeR/s640/FOTO%252520-%252520La%252520scienziata%252520calabrese%252520Sandra%252520Savaglio.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-5990895063274986002014-05-14T08:51:00.001-07:002014-05-14T08:51:06.343-07:00Umbriatico e le «Ombre Templari»
<p dir=ltr>Giuseppe Pisano (docente di italiano alle Superiori e autore del volumetto «Ombre Templari a Umbriatico», appena dato alle stampe) ne parla con convinzione e non poco entusiamo. «Quell'antica chiesa-fortezza di Umbriatico, in provincia di Crotone», dice, «custodisce reliquie risalenti alla crocifissione di Cristo: un chiodo, una spina, frammenti della veste, che potrebbero essere stati portati da Cavalieri Templari. Tombe di cavalieri in armi, infatti, sono state rinvenute accanto ad altre due chiese non molto distanti da quella di San Donato».<br>
Gli storici contemporanei, fino ad oggi, a sentire il prof. Pisano, avrebbero addirittura ignorato l'esistenza di questo «tesoro nascosto». Eppure, se una notizia del genere - nel volgere di poco tempo - venisse suffragata, per così dire, anche da riscontri scientifici, di certo rimbalzerebbe di punto in bianco agli onori della cronaca mondiale, arrivando a superare di gran lunga finanche la risonanza ottenuta negli anni dalla Sacra Sindone.<br>
L'opera - che si presenta su carta patinata, ben arricchita da illustrazioni a colori - intanto verrà ufficialmente presentata venerdì 16 maggio, nel piccolo borgo del Crotonese. <br>
«Questo originale lavoro di Pisano» - sostiene nella prefazione Enzo Valente, presidente della sezione di Cirò Marina dell'Accademia nazionale Templare - «ha il merito di portare alla luce tracce importanti della presenza Templare in Calabria; tracce del tutto inedite, fino ad ora ignorate dagli storici. A Giuseppe Pisano, quindi, va riconosciuto il merito di avere effettuato minuziose ricerche presso biblioteche e archivi e di aver messo in evidenza quelle parti di testi di autori vari che rappresentano chiari riferimenti ed indizi di una presenza Templare in questo territorio».<br>
I cavalieri Templari. Già! Se ne parla forse poco ma c'è chi assicura che la loro «presenza in Calabria è ancora molto forte». L’interesse verso gli antichi Ordini cavallereschi e i loro misteri, anche nel territorio calabrese, a quanto pare, risulta sempre più in crescendo. Ma quale «febbre» - ci vien fatto di chiedere - spinge, ai nostri giorni, molti stimati professionisti a studiare lingue perdute, decifrare codici, inseguire indizi su antichi testi? Alla base di questi studi, emerge quasi sempre il mito forse più affascinante di tutti i tempi: il Graal.<br>
Cosa simboleggia, dunque, questo Graal, la cui «cerca» richiama ancora oggi, finanche in Calabria, una folta schiera di amanti del mistero, di «avventurieri» dell’esoterico, di esploratori della conoscenza? Il calice dell’Ultima Cena, nel quale - secondo la leggenda più antica - Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue che sgorgò dal costato di Cristo sulla croce? O la chiave che contiene i misteri del plurimillenario potere della Chiesa sulla terra (cioè la tomba della Maddalena), come sostiene Dan Brown nel suo «Codice da Vinci»? Chissà! L’unica cosa che al momento si può affermare (con assoluta certezza) è che questi «esploratori» calabresi del Terzo millennio, appartenenti ad Accademie o a clubs service come Lions o Rotary, sono tutt’altro che esaltati, visto che si tratta di studiosi, valenti intellettuali.<br>
Com’è noto l’origine del misterioso Graal è strettamente legata ad un altrettanto celebre mito: quello di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Ed è da qui che dovremmo partire, per una sorta di viaggio nel tempo, tra racconto e indagine filologica, per cercare di capire di più, per ottenere qualche risposta ai tanti interrogativi, ma il discorso andrebbe certamente per le lunghe.<br>
«A livello letterale», sostiene un grande esperto come Franco Cardini, «la cerca del Graal è solo una bella avventura cavalleresca; ma a livello allegorico essa è il racconto del processo iniziatico che conduce alla conquista della sapienza, cioè alla liberazione dalla prigione delle apparenze». <br>
Diventa più chiaro, a questo punto, il senso profondo che motiva gli «esploratori» di oggi: il bisogno di una ricerca materiale, sì, ma che allo stesso tempo sia anche un percorso introspettivo. Dicono le tradizioni che per trovare il Graal (ma anche altri oggetti «dotati» di un potere analogo) bisogna dimostrare di esserne degni, salvo poi il fatto che non lo si è mai abbastanza. L’obiettivo perciò non è tanto il Graal, quanto trovare se stessi. E non è poco. Anzi. <br>
<b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b></p>
<p dir=ltr>☆ www.laltracalabria.it<br><br></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcW20SzDa3yUw_HPyZM95go9EPPrDGMZs5Nazfvj0XLaQ6LDjTvY9EhedgEqIdYIeU6k0o1W4QyUrSST89K9OuwNfg_wY43t9y7lBNktsoWOf4mO8g1ppERun6yAame3Hkr2ggWMZbzusJ/s1600/Umbriatico%252520e%252520le%252520Ombre%252520Templari%252520-%252520Il%252520volumetto%252520di%252520Giuseppe%252520Pisano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcW20SzDa3yUw_HPyZM95go9EPPrDGMZs5Nazfvj0XLaQ6LDjTvY9EhedgEqIdYIeU6k0o1W4QyUrSST89K9OuwNfg_wY43t9y7lBNktsoWOf4mO8g1ppERun6yAame3Hkr2ggWMZbzusJ/s640/Umbriatico%252520e%252520le%252520Ombre%252520Templari%252520-%252520Il%252520volumetto%252520di%252520Giuseppe%252520Pisano.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-77892880479806961192014-05-10T14:17:00.001-07:002014-05-10T14:17:53.158-07:00Milano rende omaggio al grande Mimmo Rotella<p dir=ltr>«Mimmo Rotella, décollages e retro d’affiches». È questo il titolo dell’interessante retrospettiva promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Milano e curata da Germano Celant. Le prime sperimentazioni sul décollage (il manifesto lacerato, divenuto cifra stilistica di Rotella) saranno infatti al centro di una grande mostra, in programma nel capoluogo lombardo, dal 13 giugno al 31 agosto, presso gli spazi espositivi di Palazzo Reale. Attraverso 160 opere, in pratica, verrà ricostruito circa un decennio di attività (dal 1953 al 1964) del famoso artista calabrese.</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiNTIzvGBZ_NVVSIAhAhlVqmh0JtGlIO1SvQYoI0zGsb3Sv-_4oToHhlHAOLE87_vK0em4khv979Ud0JCeDI5fiPvFXdg_4zlokAxKLO3epETsDLp_MbNchcnuCoEMQ3NCHtQbnr5vQLid/s1600/Arte%252520-%252520Il%252520decollage%252520di%252520Mimmo%252520Rotella%252520%252528V.%252520Pitaro%252529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiNTIzvGBZ_NVVSIAhAhlVqmh0JtGlIO1SvQYoI0zGsb3Sv-_4oToHhlHAOLE87_vK0em4khv979Ud0JCeDI5fiPvFXdg_4zlokAxKLO3epETsDLp_MbNchcnuCoEMQ3NCHtQbnr5vQLid/s640/Arte%252520-%252520Il%252520decollage%252520di%252520Mimmo%252520Rotella%252520%252528V.%252520Pitaro%252529.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-58188512191675625812014-05-10T14:15:00.001-07:002014-05-10T14:15:09.882-07:00Storia. Catanzaro e provincia, una fucina d'ingegni<p dir=ltr>di <b>Aldo</b> <b>A</b>. <b>Mola</b></p>
<p dir=ltr>Tra le città italiane, Catanzaro spicca per la memoria che ha conservato e conserva dei suoi maggiori esponenti culturali. È la prova di orgoglio di una terra che si affermò negli studi molto prima di ottenere una sede universitaria. I suoi licei e istituti superiori, sin dal Settecento, proprio perché così lontani da Napoli, capitale intellettuale del Regno, o da Palermo, sede dell'antica gloriosa Università, già contavano su uomini di straordinaria erudizione, la cui intensità di pensiero era tanto più grande quanto più erano costretti a esercitarla in un circuito geograficamente ristretto.<br>
Anche seminari, monasteri e curie diocesane si trasformavano in fucine d'ingegni, spesso destinati ad affermarsi ai ranghi più elevati della Chiesa.<br>
Proprio da quell'humus di profonda cultura, negli stessi anni in cui il sacerdote Antonio Greco veniva eletto primo deputato di Catanzaro alla Camera del Regno, la nobile città calabrese espresse un filosofo che sembrò rinverdire la grande tradizione del cosentino Bernardino Telesio e di Tommaso Campanella. Ci riferiamo al filosofo Francesco Fiorentino, al quale sono dedicate una via e la grande piazza non lontana dall'ombrosa villa Comunale, quasi un salotto all'aperto.<br>
Nato a Sambiase (Lamezia Terme, CZ) nel 1834, Fiorentino si formò alla scuola del celebre Pasquale Galluppi e del francese Victor Cousin, che adattò il pensiero di Hegel, campione dell'idealismo tedesco, alla tradizione filosofica francese,  meno astratta e più attenta ai problemi della storia e della società politica. Profondo cultore dei classici, ma anche dei contemporanei che conosceva nelle lingue originali, Francesco Fiorentino si entusiasmò da giovane per Vincenzo Gioberti, il teologo torinese che conciliava tradizione cattolica e spiriti liberali, sia sul piano teorico-filosofico sia su quello pratico, tanto da essere mandato in esilio perché sospettato di cospirazione contro l'assolutismo. Fiorentino intraprese anche studi sistematici del pensiero medioevale, con particolare attenzione per i mistici, a cominciare da San Bonaventura, maggiore esponente della tradizione filosofica francescana. Ad attrarre Fiorentino su sponde diverse fu la lotta per l'unificazione nazionale, che lo spinse a riflettere sugli ostacoli che la frenavano.<br>
Come il conterraneo Francesco De Luca e molti altri democratici meridionali, egli si gettò allora a esaltare la figura di Giordano Bruno, arso vivo come eretico nel 1600, in realtà perché considerato pericoloso per il potere temporale dei papi. Balzando da un secolo all'altro negli studi, Fiorentino passò poi dai pensatori greci come Platone e Aristotele – ai quali dedicò un saggio nel 1864 – ai grandi filosofi tedeschi di fine Settecento, a cominciare da Kant, ch'egli fece conoscere in Italia, traducendone alcune opere. Nel 1880, Francesco Fiorentino pubblicò un manuale, «Elementi di filosofia», presto adottato nella maggior parte dei licei e delle università del regno.<br>
Trent'anni dopo, e benché egli fosse morto da quasi un quarto di secolo (si spense infatti a Napoli nel 1884), quella stessa opera venne ripubblicata da Giovanni Gentile, che ne fece a lungo un vero e proprio classico per generazioni di studiosi.<br>
Francesco Fiorentino si occupò di filosofi dei secoli più diversi, ognuno dei quali presupponeva approfondimenti che da solo egli non potè portare al limite della perfezione, tanto da essere giudicato dispersivo, se non proprio disordinato.<br>
Egli però non voleva affatto essere lo specialista di un periodo o di un filosofo piuttosto che di altri. Sapeva che per l'Italia, dopo l'Unità, il vero problema era di riprendere contatto con il pensiero universale, senza censure e senza limitazioni. Non si trattava di formare un piccolo nucleo di addetti ai lavori, un cenacolo di specialisti: era urgente voltare pagina in generale, facendo capire ai giovani quanto fosse vasto il patrimonio intellettuale accumulato nei secoli, far percepire che, al di là degli steccati tradizionali, v'erano anche le filosofie e le religioni extraeuropee, la sapienza presocratica, le «civiltà orientali».<br>
Ancora nel 1924 - quarant'anni dopo la morte del suo autore - il «Manuale di storia della filosofia ad uso dei licei», di Francesco Fiorentino, adattato nel 1911 dalla figlia Luisa, venne rimesso a nuovo da Armando Carlini e, in tale veste, rimase in uso sin dopo la seconda guerra mondiale. Insomma, il filosofo catanzarese non fu un genio originale, non ideò alcun sistema personale e non pretese di creare nulla di veramente nuovo. Tuttavia egli ebbe un merito anche maggiore: per quasi cento anni offrì ai giovani un quadro sintetico, chiaro, equilibrato e onesto dei diversi pensatori o sistemi susseguitisi nel tempo.<br>
Da questo punto di vista, Fiorentino non fu troppo diverso da uno dei politici di maggiore spicco del Catanzarese, l'avvocato Bruno Chimirri (Serra San Bruno 1842 - Amato 1917), che si affermò quale economista e dedicò le sue energie a grandi opere di bonifica non solo nel Mezzogiorno ma anche nell'Agro Pontino. Asceso a ministro dell'Agricoltura con Giovanni Giolitti, anche Chimirri non inseguì l'affermazione di progetti personali, di sogni individuali, puntò a mettere a frutto le cognizioni accumulate in decenni di buona amministrazione per «portare a casa» gli accordi più vantaggiosi, soprattutto con la Germania e l'Austria che taluni suoi contemporanei consideravano «nemico storico» dell'Italia in seguito alle guerre risorgimentali.<br>
Con severo senso dei bisogni più urgenti del Paese, Chimirri si premurò di combattere la povertà e spianare la via al benessere. In questa linea nel 1906 fu lui a varare la «legge per la Calabria», che fu, con quella per la Basilicata, voluta dallo stesso presidente del Consiglio, il bresciano Giuseppe Zanardelli, il primo provvedimento organico dello Stato a favore di una regione del Mezzogiorno.<br>
<b>Aldo</b> <b>A</b>. <b>Mola</b></p>
<p dir=ltr><i>www.laltracalabria.it</i></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8zd5JM3fC0Ko9wkwhGN5YaCPbsHCvA8A-Kx5KLyS84VvcjzhyJrShfdv5U_nK3Au597gfcuYeYHod8KFNEUZm4lSJuuUl5aBt1uwtLfgObEGrRG2eWUtcUAyr2DbUoJ4H4nDC_LTPG38F/s1600/Regno%252520delle%252520Due%252520Sicilie%252520%252528V.%252520Pitaro%252529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8zd5JM3fC0Ko9wkwhGN5YaCPbsHCvA8A-Kx5KLyS84VvcjzhyJrShfdv5U_nK3Au597gfcuYeYHod8KFNEUZm4lSJuuUl5aBt1uwtLfgObEGrRG2eWUtcUAyr2DbUoJ4H4nDC_LTPG38F/s640/Regno%252520delle%252520Due%252520Sicilie%252520%252528V.%252520Pitaro%252529.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-12881662339108250932014-05-10T13:47:00.001-07:002014-05-10T13:47:21.007-07:00Il bergamotto e le sue grandi virtù medicinali<p dir=ltr>di <b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b></p>
<p dir=ltr>L’olio essenziale del bergamotto? È conosciuto da tempo per le sue proprietà fortemente antisettiche, rinfrescanti, rasserenanti e stimolanti per le funzioni cerebrali. Pensate un po’ quante straordinarie virtù possiede: elimina le tensioni da stress, gli stati di ansia, calma i nervi, favorisce la fiducia in se stessi. L’aromaterapia, di concerto con la fitoterapia, assieme ad altre branche della Medicina, perdipiù lo annovera tra i suoi rimedi più efficaci anche nella cura di molti altri disturbi, tra cui l’artrosi,le malattie della pelle, la bronchite, i dolori reumatici, e via dicendo. E che dire del settore della cosmesi e dell'industria profumiera?<br>
Questo preziosissimo olio essenziale, esclusivamente calabrese, fresco e dalla fragranza agrumata (estratto, per spremitura a freddo, dalla scorza dell’agrume) non solo costituisce la cosiddetta «nota di testa» - la base cioè più importante - per la realizzazione di tutti quei profumi di qualità che si producono nel mondo - quelli, per intenderci, rigorosamente non sintetici - ma viene utilizzato anche per impieghi diversi nella fitocosmesi. <br>
«Una grazia di Dio», insomma, come farebbe dire oggigiorno, orgogliosamente, lo scrittore Francesco Perri ad uno dei suoi principali protagonisti (Gèsu), nel fortunato romanzo «Emigranti», edito dalla Lerici nel lontano 1928.<br>
Il bergamotto (nome scientifico: Citrus Bergamia) è infatti un bene che viene dalla natura e che ci offre un ampio ventaglio di applicazioni. La sua zona di produzione, come si sa, riguarda soltanto un determinato lembo del Reggino. Un vero e proprio regalo che il Padreterno ha voluto concedere in esclusiva a quella sottile striscia costiera della Calabria, che si estende - per un centinaio di chilometri - tra Villa San Giovanni e Gioiosa Jonica, a cavallo tra lo Ionio e il Tirreno. È nelle piantagioni di quella Riviera che, agli incipienti tepori primaverili di ogni anno, le gemme tendono a schiudersi per la prima fioritura, liberando nell’aria un profumo intenso e penetrante. Poi, piano piano, i bergamotti crescono in tutta la loro bellezza. E a quel punto saranno loro a fare il regalo più bello. All’industria profumiera, e non solo. Dal frutto, è proprio il caso di dirlo, non si butta via niente. Anzi. Dalle attività produttive agroalimentare, come se il tutto non bastasse, arrivano sulle nostre tavole finanche squisiti liquori, elisir, canditi, confetture, gelati e ogni altro genere di dolciumi.<br>
La notizia che tuttavia, recentissimamente, ha fatto sì che il bergamotto tornasse - per così dire - agli onori della ribalta internazionale, è arrivata ancora una volta dal fronte medico-scientifico, dalla Ricerca. Una tessera in più, finora sconosciuta, dunque, da aggiungere al già noto mosaico delle sue elevate proprietà terapeutiche.<br>
A distanza di alcuni mesi dallo studio condotto nell’Università di Arcavacata, sotto la direzione del prof. Vincenzo Mollace (ricerca ch'era servita ad evidenziare i benefici effetti di alcune molecole contenute nell'agrume) un team di ricercatori dell’Università Magna Græcia di Catanzaro ha portato a termine una nuova interessante ricerca. Dallo studio (pubblicato dal «Journal of Functional Foods», una delle testate giornalistiche più autorevoli e prestigiose nel campo della ricerca medico-scientifica internazionale)emerge come «un gruppo di enzimi, noti con la sigla Hmgf (idrossi flavononi glutaril metile), possono contrastare l’azione dannosa di alcune proteine ritenute essere causa principale di malattie cardiache». <br>
Le molecole contenute nel bergamotto, in pratica, secondo quanto emerso da questo studio catanzarese, «possono avere effetti simili a quelli delle statine nel controllare il colesterolo Ldl», senza far registrare nei pazienti quegli effetti collaterali tipici dei noti farmaci a tutt'oggi in commercio. <br>
«I test condotti per confrontare gli effetti delle statine e degli enzimi Hmgf sul colesterolo», sostiene altresì l'équipe di ricercatori dell'Università Magna Græcia di Catanzaro, «in effetti, hanno dimostrato che il bergamotto ha funzionato altrettanto bene». «Il colesterolo alto», aggiungono gli stessi scienziati, «è un problema di salute comune per tutti noi e spesso le statine sono prescritte per contribuire a trattare la condizione. Pertanto, un supplemento giornaliero di estratto del frutto di bergamotto potrebbe essere molto efficace per il trattamento del colesterolo alto».<br>
<b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b><br>
© <i>Gazzetta</i> <i>del</i> <i>Sud</i>, pag. Cultura e Spettacoli in Calabria, di Giovedì 8 Maggio 2014 «Il bergamotto arma segreta contro il colesterolo» - Archivio: www.gazzettadelsud.it - www.laltracalabria.it <br></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu3X3MrznKblNuim2PAnEbpQj_DAlu8dFASt7Dlrb0wNIarjnezBjSBJDz_uN0f8qNwuzfMe0CzmkNBu_h50pULcOW9Ay4PMO3gBsMY2NvlLf_Jua3_RYNFKKBjYyXot_-wGrTfevMmQd5/s1600/Il%252520bergamotto%252520contro%252520il%252520colesterolo%252520-%252520di%252520Vincenzo%252520Pitaro%252520-%252520Gazzetta%252520del%252520Sud.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu3X3MrznKblNuim2PAnEbpQj_DAlu8dFASt7Dlrb0wNIarjnezBjSBJDz_uN0f8qNwuzfMe0CzmkNBu_h50pULcOW9Ay4PMO3gBsMY2NvlLf_Jua3_RYNFKKBjYyXot_-wGrTfevMmQd5/s640/Il%252520bergamotto%252520contro%252520il%252520colesterolo%252520-%252520di%252520Vincenzo%252520Pitaro%252520-%252520Gazzetta%252520del%252520Sud.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-60846051918950490392014-04-13T03:54:00.001-07:002014-04-13T03:54:02.034-07:00Cultura ☆ I secolari riti della Settimana Santa in Calabria<p dir=ltr>Tra storia e tradizione, il fascino dei riti arcaici che precedono la Pasqua. Così si vive la Settimana Santa in Calabria. Tutte le rappresentazioni religiose e pagane che hanno conservato un forte legame con il passato. Dalla «Giudaica» di Laino Borgo (CS) alla «Naca» di Catanzaro, dai «Flagellanti» di Verbicaro ai «Vattienti» di Nocera Terinese. Servizio del giornalista e scrittore Vincenzo Pitaro, oggi sul quotidiano Gazzetta del Sud. Per leggerlo, entra nell'account Google+ de L'altra Calabria</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXUtpIWCg06pWf3hGfbNdH2jIxHf5AY8Ov8G-EgillCoU07jzdzEX4bT3NtRYYn4iNp3FGAvwNAnuARcDs0EgtJ1C3HxmK0zq5EPlp-FikXta7n9RoSrW6zO0d-FeGNvay-XVArVf3Y3K9/s1600/Calabria-I%252520riti%252520della%252520Settimana%252520Santa%252520-%252520Vincenzo%252520Pitaro%252520su%252520Gazzetta%252520del%252520Sud.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXUtpIWCg06pWf3hGfbNdH2jIxHf5AY8Ov8G-EgillCoU07jzdzEX4bT3NtRYYn4iNp3FGAvwNAnuARcDs0EgtJ1C3HxmK0zq5EPlp-FikXta7n9RoSrW6zO0d-FeGNvay-XVArVf3Y3K9/s640/Calabria-I%252520riti%252520della%252520Settimana%252520Santa%252520-%252520Vincenzo%252520Pitaro%252520su%252520Gazzetta%252520del%252520Sud.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-72183205659992230142014-04-11T09:21:00.001-07:002014-04-11T09:21:50.956-07:00Saverio Strati, un grande scrittore con la Calabria nel cuore<p dir=ltr>La Calabria piange Saverio Strati. Scrittore tra i più impegnati nella problematica socio-antropologica e culturale della regione, (Premio Campiello 1977), era nato a Sant'Agata del Bianco, in provincia di Reggio, nel 1924. Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 16 agosto.<br>
Nel 1952 si trasferì a Scandicci, alle porte di Firenze, dove nacquero i suoi primi racconti che, di volta in volta, trovò modo di pubblicare su due prestigiose testate letterarie, «Il Ponte» e «Nuovi Argomenti». Quattro anni dopo, nel 1956, vide la luce, presso Mondadori, il suo primo romanzo («La Marchesina») che gli aprì le porte di una brillante carriera.<br>
«È stato il simbolo di una Calabria libera», una Calabria desiderosa di riscatto, hanno dichiarato molti esponenti della Cultura italiana, appena appresa la notizia della sua dipartita. Il suo esempio e le sue opere resteranno un patrimonio per tutti. (vp)</p>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-85246939249801475402014-04-10T06:10:00.001-07:002014-04-10T06:10:11.742-07:00Libri ☆ Catanzaro e il suo tentativo di rivolta (negli anni '50) per il capoluogo<p dir=ltr>di <b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b></p>
<p dir=ltr>I moti di protesta scoppiati in Calabria per l’assegnazione del titolo di Capoluogo, come tutti sappiamo, risalgono all’estate del 1970. Fu nel mese di luglio di quell’anno, che in occasione della nascita dell’ente Regione, si creò una vera e propria disputa tra Reggio e Catanzaro. Una brutta, memorabile, pagina; non c’è che dire. La città dello Stretto in quel periodo insorse, persino con l’uso di armi da fuoco e materiale esplosivo, la repressione poliziesca non si fece attendere, e la guerriglia urbana fu giocoforza, inevitabile. Una rivolta che la pubblicistica dell’epoca, consegnò alla storia come un evento piuttosto cruento: si contarono - badate bene - centinaia di feriti e persino cinque vittime. Erano i tempi dei «boia chi molla» di Ciccio Franco. <br>
Orbene, nel mentre quei fatti oltremodo funesti sembravano ormai quasi destinati a giacere (polverosi) negli archivi, chi mai avrebbe potuto immaginare che addirittura vent’anni prima, nel gennaio del 1950, quando l’ente Regione era di là da venire (o, per meglio dire, quando ancora nessuno forse ci pensava), a Catanzaro c’erano state ben quattro giornate di rivolta per la stessa causa? <br>
A rivelarcelo, ora, è Alessandro De Virgilio, giornalista, capo della redazione calabrese dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) che, per i tipi di <i>Rubbettino</i>, pubblica un volume dal titolo «<b>Le</b> <b>quattro</b> <b>giornate di Catanzaro. 25-28 gennaio 1950: la città in rivolta per</b> <b>il</b> <b>capoluogo</b>». <br>
«Questo puntuale lavoro di De Virgilio, che ha il privilegio della scrittura giornalistica, immaginifica e descrittiva, associato alla tenacia della ricerca storica e al rigore del trattamento delle fonti», annota Pantaleone Sergi nella prefazione, «permette di ricostruire, mediante una lettura rispettosa, che ha una prospettiva neutrale ma non neutra, uno degli episodi più importanti e e più trascurati della storiografia politica, sociale e istituzionale della Calabria. Parliamo della prima "rivolta" per il capoluogo di regione», sottolinea Sergi, «quella che matura negli anni 1948-1950, quando fu Catanzaro a scendere in piazza per rivendicare un diritto che riteneva  acquisito ormai da secoli. [...] Una fiammata subito domata dall'intervento repressivo della Celere».<br>
Insomma, questo lavoro di Alessandro De Virgilio è un saggio-rivelazione ben fatto, che merita di essere letto e che non mancherà di suscitare l’interesse degli storici, non solo in Calabria ma in tutt’Italia. Il libro, intanto, verrà presentato oggi pomeriggio a Catanzaro. Tra i relatori, oltre al prefattore Pantaleone Sergi (per anni inviato del quotidiano «la Repubblica») Luigi La Rosa, Aldo Ventrici, Filippo Veltri, Bruno Gemelli e il presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Giuseppe Soluri.<br>
<b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b><br>
<i>Gazzetta</i> <i>del</i> <i>Sud</i> - pag. Arte Cultura e Spettacolo in Calabria, giovedì 10 aprile 2014 </p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP4yyoawuhEtmPwXKqId1IBez273J3BXRR9UUCjOj-WDHA-Lqp2s2guyMexo_dCDYfFHtx7XGhtBkC1f-zP235tuK2gbWGvxNVuFLdJdOvu6BQDFBMxRrwI_1F4xdHxoLTlg3jR04zZCJH/s1600/La%252520copertina%252520del%252520libro%252520di%252520Alessandro_De_Virgilio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP4yyoawuhEtmPwXKqId1IBez273J3BXRR9UUCjOj-WDHA-Lqp2s2guyMexo_dCDYfFHtx7XGhtBkC1f-zP235tuK2gbWGvxNVuFLdJdOvu6BQDFBMxRrwI_1F4xdHxoLTlg3jR04zZCJH/s640/La%252520copertina%252520del%252520libro%252520di%252520Alessandro_De_Virgilio.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-82085584434840004222014-03-04T03:52:00.001-08:002014-03-04T03:52:52.623-08:00☆<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5JNzUYCcw5DT4S1e1zoBVLW9oUxDYjmadC_nW4_tDhs-rvacnBLMwIQ7yuxPt7nWDyXTQwPlNid8UtqdncXtu0rFsCCYbttdp97ACQgr9UeIA0zNxjdLqGJcb9KKh3u2YvlgWKXJUw3Me/s1600/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520nuovissimo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5JNzUYCcw5DT4S1e1zoBVLW9oUxDYjmadC_nW4_tDhs-rvacnBLMwIQ7yuxPt7nWDyXTQwPlNid8UtqdncXtu0rFsCCYbttdp97ACQgr9UeIA0zNxjdLqGJcb9KKh3u2YvlgWKXJUw3Me/s640/L%252527altra%252520Calabria%252520-%252520nuovissimo.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-38436918585617806052014-03-04T03:51:00.001-08:002014-03-04T03:51:29.106-08:00Giangurgolo e la Calabria nella Commedia dell'Arte<p dir=ltr>di <b>Vincenzo</b> <b>Pìtaro</b></p>
<p dir=ltr>I dizionari enciclopedici (tutti: dallo Zanichelli alla Treccani) stranamente lo ignorano. Eppure la Calabria ha nella commedia dell'arte la sua gioiosa e simpatica maschera: è Giangùrgolo.<br>
Il nome di per sé è già tutto un programma. Etimologicamente sembra voglia dire Gianni-gola-piena, o Gianni-ingordo. Insomma è un capitano d'origine spagnola, che alla bisogna sa fare i più diversi mestieri, in perenne dissidio con la fame e l'ingordigia, sempre insaziabile di cibo. In particolare di maccheroni che sono la vivanda per cui stravede, specie quando sono ben fumanti. Al tempo stesso è un fanfarone di tre cotte, ne spara di tutti i colori; è un guascone che veste alla spagnola ed ama forbire il suo dialetto calabrese con intercalari spagnoleschi.<br>
Giangùrgolo, come tutti gli uomini fragili, si studia di dare di sé un'immagine piuttosto fittizia che reale. Fa di tutto per apparire temerario, truculento e pieno di sé, al punto che è sempre corrivo a coprire di improperi e di minacce chiunque non indulga a prenderlo sul serio. È pronto, a parole, a dare bastonate sulle spalle, a rompere teste, a fracassare ossa ed a ridurre uomini interi in frattaglie. Salvo poi a darsela a gambe se qualcuno fa le mostre di prenderlo in parola e di abbozzare una reazione. Perché, sì, Giangùrgolo, è soprattutto pusillanime, che riesce e vuole infierire sui deboli e indifesi, e fuggire a gambe levate, o al più ingraziarseli con le sue svenevolezze, i forti ed i potenti.<br>
Il nostro è anche un dongiovanni, o per meglio dire, ama provarsi nell'arte di sedurre le «giovin donzelle». E qui, non senza cadere nel grottesco, le sue labbra, che prima sprizzavano una profluvio di contumelie e minacce, si trasformano in fonte di sdolcinate parole d'amore per le damigelle concupite (che sono sempre più d'una, figuriamoci!). Ma non viene mai corrisposto, perché non preso sul serio; anzi quasi sempre viene canzonato dalle stesse donnette e finisce col ritirarsi scornato e con la coda fra le gambe.<br>
Questa maschera tipica calabrese è vestita con marsina e pantaloni gialli rigati di rosso, porta un corsetto rosso, un naso sesquipedale eternamente paonazzo ed un lungo spadone che tiene legato ad una larga bandoliera, ma che non usa mai in quanto che la sua... ferocia si esprime solo a parole, senza passare mai a vie di fatto.<br>
Porta un copricapo a cono, ornato da una lunga piuma di pavone (che la dice lunga sul carattere del personaggio) molto in voga nelle Calabrie del '700. Le origini del Giangùrgolo vengono fatte risalire alla metà del XVI secolo: calcò le scene dei teatri italiani fino a tutto il XVII; un personaggio omonimo e calabrese comparve in quel periodo sui teatri napoletani e persino veneziani.<br>
Il luogo d'origine è a tutt'oggi controverso. C'è chi vuole che questa maschera sia sorta in Sicilia e solo in un secondo momento sia approdata in Calabria. Vale a dire dopo il 1713, allorquando, con la pace di Utrecht, in Sicilia agli Spagnoli succedette il duca Vittorio Amedeo II di Savoia.<br>
C'è invece chi propende per una primogenitura napoletana. Di certo v'è soltanto che la maschera di Giangùrgolo è una amena parodia di quei signorotti spagnoli boriosi e tronfi.<br>
© <b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b></p>
<p dir=ltr>-<br>
(ndr) <i>A beneficio degli studiosi che intendessero effettuare eventuali ricerche sulla maschera di </i><i>Giangurgolo</i><i>, presso le emeroteche o le biblioteche, sono da segnalare le seguenti pubblicazioni del giornalista Vincenzo </i><i>Pitaro</i><i>: </i><br>
<i>1) Vincenzo </i><i>Pitaro</i><i>: «È </i><i>Giangurgolo</i><i> la maschera calabrese» in «La Provincia di Catanzaro», </i><i>nn</i><i>. 5-6 1986 e, stesso anno, anche in «Calabria Letteraria» e «Parallelo 38»</i><br>
<i>2) Vincenzo </i><i>Pitaro</i><i>: «</i><i>Giangurgolo</i><i>, un “capitano” calabrese, maschera della commedia dell’arte», Gazzetta del Sud, Cultura, </i><i>Paginatré</i><i>, di martedì 16 Febbraio 1999</i><br>
3) Vincenzo Pitaro: «Ecco Giangurgolo, maschera del ‘700», Gazzetta del Sud, pag. Cultura, Domenica 3 Febbraio 2008<br>
4) Vincenzo Pitaro: «La Calabria nella commedia dell’arte» in Antologia di Letteratura Calabrese, 1995 #VincenzoPitaro</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5POFlxKw_MJUZhpo4dC70Op0JXAu0ZLvm0CZu0HyF4cU8DX0-qXN-nTHnLDfv4gCUVHo1QO8FwUAMnjepRCfGdtg5dCQTN83V15U1VWGhFT7mhvSpNcksb2yg61U3KBgcD0wfm4LYvell/s1600/Giangurgolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5POFlxKw_MJUZhpo4dC70Op0JXAu0ZLvm0CZu0HyF4cU8DX0-qXN-nTHnLDfv4gCUVHo1QO8FwUAMnjepRCfGdtg5dCQTN83V15U1VWGhFT7mhvSpNcksb2yg61U3KBgcD0wfm4LYvell/s640/Giangurgolo.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02672316152142071014noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7187566171413243490.post-9857730441773767872014-03-04T03:42:00.001-08:002014-03-04T03:42:52.928-08:00Antonio Pitaro, il medico di fiducia dei Bonaparte<p dir=ltr>Nella Francia dell’Ottocento, diede lustro alla Calabria e all’Italia intera. Da noi, invece, è pressoché sconosciuto. «Ma com’è possibile», si chiedono alla Sorbona di Parigi con non poco stupore «che l’Italia non abbia ancora sentito il dovere di valorizzare e far conoscere, quantomeno agli stessi conterranei, un personaggio come Antonio Pitaro?».<br>
Eppure, Antoine Pitarò (come lo chiamano i francesi) è stato un personaggio di notevole rilievo a livello europeo che avrebbe dovuto costituire un vanto enorme per l’intera nazione.<br>
Scienziato, accademico, docente alla Sorbona, giacobino, massone (risulta essere iscritto col grado di maestro alla Loggia «Les élèves de Minerve»), amico di Giuseppe Mazzini e medico personale della famiglia di Napoleone Bonaparte, Antonio Pitaro finanche in Calabria è finito per essere dimenticato, se non addirittura ignorato.<br>
A Borgia (CZ), dove nacque nel 1767, gli è stata intitolata una via e un suo busto marmoreo campeggia nella villa comunale. Per il resto, niente di niente. Mai un convegno, mai una manifestazione celebrativa.<br>
Al contrario, la città di Parigi lo ricorda con un monumento eretto in una villa cittadina ed una celebrazione che si tiene ogni anno ai primi di giugno per iniziativa del Grande Oriente di Francia. Ma quel che più contano, sono le innumerevoli citazioni nelle prestigiose enciclopedie francesi, che lo menzionano sia come protagonista della Repubblica Partenopea, che come scienziato, poeta, ecc.<br>
Si occupò anche di fisica e di chimica. Nel «Monitore Napoletano» si parla, nel 1799, in termini elogiativi del contributo che Pitaro diede alla «Repubblica», definendolo una «validissimo chimico», inventore di una portentosa bomba incendiaria che, riprodotta in tantissimi esemplari, venne data in dotazione all’ammiraglio Caracciolo. Grazie a quell’ordigno, che scagliato da lunghe distanze mandava in frantumi le navi nemiche, i patrioti repubblicani tennero lungamente testa all’incessante cannoneggiamento della flotta inglese. Nonostante gli sforzi dei repubblicani, Napoli però cedette e Pitaro uscì dal Regno per cercare esilio in Francia. Non si sa precisamente in quali condizioni Antonio Pitaro partì da Napoli, ma egli risulta essere a Lione già nell’ottobre del 1799, come riporta una vecchia edizione dell’enciclopedia francese Larousse.<br>
Nella città di Parigi, poi, si dedicò interamente ai suoi studi prediletti, conquistando nel contempo una meritata reputazione. <br>
Dopo aver frequentato assiduamente la famiglia di Napoleone Bonaparte, per essere stato il medico personale della madre di quest’ultimo, Maria Letizia Ramolino, prestò servizio come archiatra a corte, facendosi ammirare dalla nobiltà e dall’intellighenzia parigine. Infine, gli fu conferita una cattedra presso la facoltà di scienze della prestigiosa Università della Sorbona. Nella capitale francese, egli ebbe modo di conoscere un altro proscritto come lui, l’ancor giovane Giuseppe Mazzini, nel momento in cui questi stava dirigendosi alla volta di Lione. <br>
Dopo aver abitato in un primo momento in Rue Montblanc n. 24 di Parigi, si trasferì in Rue Henite Ville n. 2, dove si spense il 28 luglio del 1832, nel mentre la sua celebrità aveva valicato i confini d’Europa.<br>
<b>Vincenzo</b> <b>Pitaro</b> <br>
Gazzetta del Sud, pag. Cultura, Giovedì 4 Ottobre 2007<br>
Archivio: www.gazzettadelsud.it</p>
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